martedì 14 febbraio 2012

Conferenza dei servizi 9 febbraio 2012 Provincia di Lecco Settore Ambiente

Spett.
Sindaco e agli Assessori del Comune di Bellano
Settore Ambiente della Provincia di Lecco
e p.c. Settore Territorio della Provincia di Lecco
Settore Turismo della Provincia di Lecco
Assessore all'Ambiente Regione Lombardia
Direzione Generale Qualità dell'Ambiente
Unità Operativa Attività estrattive e bonifica Sviluppo attività estrattive
Arpa di lecco ASL di Lecco
Soprintendenza ai beni culturali e ambientali della Regione Lombardia
Ster di Lecco
Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera


Siamo venuti a conoscenza della convocazione da parte del Settore Ambiente della
Provincia di Lecco di una Conferenza dei servizi il 9 febbraio sulla base di una istanza di
ampliamento degli impianti in località Corecco nell’area acquisita e occupata dalla
Carnazzola Spa e dalla sua controllata Italmineraria srl con richiesta, supponiamo vista
l’autorità competente, di autorizzazione ambientale dell’impianto stesso che si vuole
assimilato a impianto per il trattamento di rifiuti.
Per quanto ci è noto, la Conferenza coinvolge oltre all’Amministrazione Provinciale, il
Comune di Bellano e l’ARPA. Non abbiamo visto all’Albo Pretorio del Comune di Bellano
alcun avviso in proposito.
Ci sembra utile, per comprendere quanto sta avvenendo, riprendere sia pure a brevi cenni
la storia di questi ultimi anni.

Siamo intervenuti come Legambiente sulla vicenda fin dal 2005 partecipando con l’allora
Consigliere di minoranza Massimo Lodetti al sopralluogo dell’Amministrazione Provinciale
a seguito di una richiesta di concessione trentennale di derivazione idrica presentata dalla
Carnazzola spa in evidente contrasto con la convenzione con il Comune di Bellano in
scadenza nel dicembre 2006. In quel sopralluogo, a cui non partecipò l’Amministrazione
Comunale, vennero riscontrate diverse gravi difformità tra la situazione di fatto e la
documentazione allegata alla domanda e l’Autorità competente non rilasciò la
concessione, il che non impedì alla Carnazzola spa di continuare a derivare acqua.

L’attività di produzione di calcestruzzo della Società Carnazzola trae origine da una
Convenzione tra la Società stessa, che aveva acquistato i terreni, e il Comune di Bellano
avente come oggetto la bonifica dell’area Corecco dove la Mattioda aveva depositato
materiali inerti provenienti dallo scavo delle gallerie della SS36. La convenzione
prevedeva che entro tre anni la Carnazzola provvedesse alla rimozione del materiale,
utilizzandolo con un impianto temporaneo di produzione di calcestruzzo, e al ripristino
dell’area.

L’area è sottoposta al vincolo previsto dal Decreto Legislativo 42/04 nella parte che dista
meno di 150 metri dall’asta del Torrente Pioverna e in parte è sottoposta ai vicoli relativi
alle aree boschive. La zona del Pioverna è indicata a rischio nel recente Piano di
Emergenza Intercomunale.

La convenzione esclude esplicitamente l’apporto di materiale esterno “La Società si
impegna a non far affluire in località Corecco materiale proveniente da altre località”, cosa
che invece è avvenuta e tuttora avviene. L’Amministrazione comunale ha emesso in
proposito diverse ordinanze e ha affrontato spese per la vigilanza della Polizia locale. La
Relazione del maggio 2006, commissionata dall’Amministrazione comunale al Dott.
Ferrarini, stimava un apporto di nuovo materiale per 450 mc a partire dal novembre 2005.

La Carnazzola spa ha costruito una pista abusiva con taglio di alberi e conseguente
sanzione del Corpo Forestale e ha sversato i residui del lavaggio delle betoniere nel
Pioverna, come segnalato da noi all’ARPA senza riscontro e come poi documentato dal
verbale dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Milano. E’ recente un verbale del
Corpo Forestale dello Stato con comunicazione di reato alla Procura della Repubblica di
Lecco.
La Carnazzola spa ha interrotto la strada consortile che dalla cappelletta di Corecco porta
al ponte sul torrente Pioverna e si è rifiutata di ripristinarla; ha denunciato con accuse false
due cittadini proprietari di fondi a cui la strada consentiva l’accesso.
Diverse segnalazioni danno conto di utilizzo abusivo di terreni confinanti per sbancamenti
senza autorizzazione dei proprietari.
Nel 2006 la Società Italmineraria, ha presentato alla Regione una richiesta di concessione
per lo sfruttamento delle miniere della Valvarrone con la trasformazione dell’area Corecco
in pertinenza mineraria per la frantumazione e lo stoccaggio del feldspato. Intanto erano
iniziati lavori abusivi e l’Italmineraria rispondeva al Comune di non possedere terreni nel
territorio comunale; dopo qualche tempo Carnazzola comunicò di aver acquisito
completamente la Italmineraria.
Lo scopo dichiarato dell’operazione si legge nella rivista Quarry and construction del
settembre 2006: il Sig. Carnazzola dichiarava: “La nostra immobiliare costruisce sul lago di
Como, località di interesse paesaggistico ambita dagli stranieri: sono interessati a
comprare da queste parti gli inglesi, i tedeschi e gli americani …E pensare che questa
zona , solo 7 anni fa, era ‘morta’ …Poi c’è stato l’effetto George Clooney, … che ha
acquistato una splendida villa nella zona di Laglio, ed ecco che le quotazioni del mattone
sono salite alle stelle. In realtà non è semplice costruire sul lago, dove è notevole la
pendenza e gli spazi tra la costa e la ferrovia sono angusti. E non è facile soddisfare le
esigenze dei committenti anglosassoni, che richiedono metrature ampie e impianti
sofisticati. Ma è una sfida che ci piace affrontare e che dà, oggi, grandi soddisfazioni.”

Il lucroso impianto di produzione di calcestruzzo ha proseguito la sua attività ben oltre il
limite del 2006 stabilito dalla convenzione e oggi è diventato permanente anche se
illegale.
Il Comune si è opposto con numerose ordinanze avverso le quali Carnazzola è ricorso al
TAR ottenendo ogni volta delle sospensive. Finalmente nel 2007 il TAR ha emesso una
sentenza con cui respingeva gran parte dei ricorsi presentati dalla Carnazzola spa avverso
le ordinanza del Comune, in particolare rigettava come inammissibile l’impugnazione da
parte della Carnazzola spa delle disposizioni del PRG rispetto all’area e indicava in 11
mesi, a partire dalla data di deposito dell’Ordinanza 392/07, il tempo necessario per
rimuovere gli inerti ancora presenti nell’area in base a quanto verificato dalla Regione. E’
superfluo ricordare che siamo a febbraio 2012.

Parallelamente si è svolto l’iter delle Conferenze dei servizi presso la Regione per la
pertinenza mineraria, dove Legambiente ha presentato le sue osservazioni e il Comune di
Bellano si è dichiarato contrario in forza della destinazione urbanistica dell’area. In
conclusione la decisione del Dirigente regionale fu che la scelta del sito dove effettuare la
lavorazione del materiale può essere liberamente presa dalla Ditta senza bisogno di
autorizzazione. Il sito si trova a circa venti chilometri dalle miniere.
La Carnazzola spa ha continuato a produrre calcestruzzo a partire da inerti introdotti
nell’area e solo in minima parte provenienti dalle miniere della Valvarrone. Ora nelle
miniere non si svolge alcuna attività, i pochi dipendenti rimasti o si sono licenziati oppure
sono in cassa integrazione. Ci risulta che il personale della Italmineraria srl sia stato
impiegato nei lavori a Bellano eseguiti dalla Carnazzola spa per conto della Hydro Energy
Power. Non si ha notizia di progetti di riavvio della produzione mineraria.

La Convenzione del 2003 tra il Comune Bellano e la Carnazzola spa aveva come
motivazione esplicita l’eliminazione del rischio derivante dal deposito di materiale nell’area
in prossimità del Torrente Pioverna; la richiesta di autorizzare un ampliamento degli
impianti esistenti nell’area, al fine di consentire impianti permanenti per il trattamento e lo
stoccaggio di materiale inerte proveniente o meno dalla miniera, contraddice palesemente
la motivazione della Convenzione che ha consentito provvisoriamente l’impianto, oltre a
non tenere conto, come già detto, delle prescrizioni del PRG vigente nel Comune di
Bellano.
Ricordiamo che non è stato effettuato lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale che, a
nostro parere, si rende necessario per le caratteristiche geomorfologiche e idrogeologiche
dei terreni su cui è stato sviluppato l’intervento in contiguità con il Torrente Pioverna, zona
individuata come critica anche nel Piano di Emergenza Intercomunale.
A due anni dalla sentenza del TAR abbiamo una nuova svolta, per noi inspiegabile.
Nel 2010 il Consiglio comunale di Bellano ha approvato un atto transattivo
dell’Amministrazione comunale con la Carnazzola spa motivato in quella sede dall’allora
Assessore competente come ultima spiaggia per ottenere qualcosa. Si tratta di briciole
che comunque non ci risulta siano arrivate, ma soprattutto palesemente in contrasto con
gli atti pianificatori del territorio comunale. L’atto transattivo è stato stipulato con
riferimento all’Articolo 1965 del Codice civile: “La transazione è il contratto col quale le
parti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine a una lite già incominciata o
prevengono una lite che può sorgere tra loro.” Si tratta con tutta evidenza di una norma

che consente la soluzione di una lite tra soggetti privati. Il Codice civile non prevede né qui
né altrove che l’Ente pubblico possa rinunciare al compito di tutela dei cittadini e derogare
da quanto previsto dagli atti di pianificazione del territorio di competenza.
Risulta difficile chiedere ai cittadini il rispetto delle norme se si consente a qualcuno
deroghe che premiano il dispregio delle stesse.
Ora la Carnazzola – Italmineraria si rivolge alla Provincia di Lecco per un ampliamento
degli impianti abusivi.
In conseguenza di quanto sopra esposto, chiediamo:
Al Comune di Bellano
- di opporsi, nella Conferenza dei servizi del 9 febbraio, alla richiesta di ampliamento
degli impianti abusivi da parte della Carnazzola spa e/o Italmineraria srl poichè in
palese contrasto con lo strumento urbanistico vigente (PRG) che non prevede
insediamenti industriali nell’area di recupero ambientale (Norme tecniche attuative
13.2 Area nella quale dovrà essere predisposto ed attivato uno specifico intervento
di recupero ambientale mediante un progetto attuativo finalizzato al recupero e alla
bonifica del corpo della discarica);
- di mantenere nel futuro PGT la destinazione dell’area con conseguente rimozione
degli impianti di triturazione degli inerti e di betonaggio, autorizzati solo in funzione
della bonifica.
Alla Provincia di Lecco Settore Ambiente
- di valutare, per quanto concerne i provvedimenti di sua competenza, l’intera storia
dell’intervento nell’area da parte del richiedente: bonifica non realizzata, pertinenza
mineraria ed ora smaltimento rifiuti;
- di essere ammessi, almeno come uditori, alla Conferenza dei servizi in qualità di
Associazione riconosciuta come portatrice di interessi diffusi.

Bellano, 4 febbraio 2012
Costanza Panella
Presidente Legambiente Lario Sponda Orientale

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